Era il 4 luglio 2006 e gli azzurri di Lippi sfidavano i padroni di casa, favoriti per la vittoria e incoraggiati dai 60mila di Dortmund. La tensione si tagliava col coltello, la paura di sbagliare assaliva tutti i giocatori e quasi anche gli spettatori a casa. C’era chi divorava panini su panini, chi avrà bevuto almeno 15 birre per la tensione, chi chili e chili di gelato o chi avrà strappato tutte le maglie degli amici vicini per i brividi della partita.
Poi però, l’incantesimo che spezza la maledizione: è il 14° minuto del secondo tempo supplementare, siamo a una manciata di secondi dai calci di rigore ai quali ormai gli italiani si sono rassegnati, seppur con angoscia rivivendo nella loro mente Usa ’94 quando col Brasile perdemmo una finale strameritata.
Pirlo riceve un pallone al limite dell’area di rigore. Per pochi secondi è confuso, non sa cosa fare del pallone, se crossare o calciare in porta. Fa un passo avanti, poi un altro e un altro ancora, finchè con la coda dell’occhio non vede Grosso ben posizionato nella parte sinistra dell’area di rigore e apparentemente da solo senza marcatori alle calcagna. Con un “No-look” di alta scuola gli passa il pallone. Grosso non ci pensa due volte: colpisce la palla di interno sinistro e questa sorvola tutta l’area di rigore passando tra le maglie bianche dei tedeschi. La vista del portiere Lehmann è offuscata dai suoi difensori e non può vedere la palla partire dal piede di Grosso. La traiettoria è ad effetto, il tiro è teso e imparabile. La palla va a infilarsi nell’unico punto in cui il portiere non sarebbe mai arrivato: l’angolino opposto basso.
Grosso inizia a correre a urlare e a scuotere la testa come a voler dire “Non ci credo! Non ci credo!”. E tutti insieme a lui, anche noi non ci credevamo. Anche i telecronisti ormai esausti lanciarono quelle parole che restarono per sempre impresse nella mente di noi tifosi:
GOOOOLLLL!! GOOOLLL! GOL DI GROSSO! GOL DI GROSSO!!! MANCA UN MINUTO! MANCA UN MINUTO!
Poi segnò Del Piero, e l’Italia approdò alla finale. Ma questa è un’altro gol, un’altra storia.